A SPASSO CON BRUNO. Passeggiata numero due
Seguendo il mio rigoroso ordine sparso, mi è venuta voglia di portarvi a Farigliano. Primissima tappa delle passeggiate con Bruno Chionetti. Farigliano mi piace. Ai piedi delle colline della Langa su cui cresce il mio Dolcetto preferito. Per aumentare il mio personale indice di gradimento in centro c’è uno dei ristoranti che amo di più. La Speranza è una vecchia osteria rinnovata, gestita da Maurizio Quaranta, validissimo cuoco che alle stelle ha preferito la cucina solida della tradizione, insieme alla simpaticissima moglie Sabrina. Come non bastasse proprio di fronte alla Speranza, c’è la piccola bottega di macelleria salumeria della famiglia Taricco, uno di quei posti che tengono vive le grandi tradizioni della salumeria della terra cuneese. Persino quelle ricette antiche, legate più alle lavorazioni della cascina, la cui eredità in troppo pochi hanno saputo raccogliere, come le Sferze, involtini di frattaglie ormai rarissime da trovare. Così, tra una galantina (testa in cassetta) e un lardo strepitoso, sento un profumo che fa saltare un colpo al mio cuore e mi fa salire alle labbra un sorriso. Gli occhi seguono le indicazioni del naso fino a una parete del piccolo laboratorio tappezzato da lunghe salsicce.
Una sera d’inverno, appena rincasato, mia madre accorgendosi che avevo freddo, mi propose di prendere, contro la mia abitudine, un po’ di tè… E poco dopo, sentendomi triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani doloroso, portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato inzuppare un pezzetto di madeleine. Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito, m’aveva reso indifferenti le vicissitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita…non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale.
Mi avvicino, guidata da un profumo che stava nascosto da anni, da qualche parte del mio cervello e sento la voce di Gianmarco Taricco che mi spiega che soltanto su quella parete la salsiccia essicca come deve, come una volta, con la giusta ventilazione e la giusta temperatura. Mentre ne stacca un pezzo sento un “tac” e il ricordo è anche udito, oltre che profumo. Me lo porge. Prima annuso e ho una vibrazione. Poi lo assaggio. Il ricordo diventa gusto.
… avverto la resistenza e odo il rumore degli spazi percorsi…All’improvviso il ricordo è davanti a me. Il gusto era quello del pezzetto di madeleine che a Combray, la domenica mattina, quando andavo a darle il buongiorno in camera sua, zia Leonia mi offriva dopo averlo inzuppato nel suo infuso di tè o di tiglio.
E rivedo in mezzo al tavolo di casa mia di Ceva la stessa salsiccia, regalata a mio papà veterinario da chissà quale dei suoi clienti ottimi artigiani. Faccio lo stesso gesto. La spezzo, l’annuso e la mangio. Mi concentro sul presente perchè adesso so che non è vero che il sapore dei ricordi è sempre il migliore, perché la salsiccia essiccata di Taricco di Farigliano ha tutti i sapori dei miei ricordi, ma forse è anche più buona, perché professionisti così se ne trovano sempre troppo pochi.Ora come allora. Andate a farci un giro e mi saprete dire.
Post-scriptum. Chiedo umilmente scusa a Marcel Proust per essermi approfittata di lui
Macelleria Taricco
Piazza Vittorio Emanuele II, 18. Farigliano
Tel 0173 76343